– Vorrei intraprendere un tema difficile.

In questi giorni – molto a letto, causa mal di schiena,  leggo molto, di ameno e di serio.
E il serio mi aiuta a focalizzare i pensieri, che non  diventano – per ora – pessimisti, ma di curiosità.

Montaigne scrive “l’uomo che, alla fine, sarà tutto memoria  senza speranza, memoria disperata, quest’uomo avrà allora cessato di vivere; la  morte sopraggiunge quando l’ultimo filo di speranza si è convertito in  rimpianto, quando l’ultimo possibile si è realizzato, scomparso l’ultimo margine  di rinnovamento, o meglio.. quando l’ultima goccia di futuro è caduta nella  clessidra.“
“Tuttavia – prosegue il domenicano Tillard – questa  corrosione operata dalla memoria che consuma a poco a poco la speranza è anche  ciò che costituisce la ricchezza dell’uomo, la “saggezza”: l’uomo, divenuto  saggio è strappato a quelli che l’amano e che godevano della sua saggezza come  del loro bene e della loro gioia più grandi; più egli diventa saggio più la  prospettiva dell’imminenza di questo distacco si impone”.

L’altro giorno papà mi ha chiesto di rimanere entusiasta.
È come se dopo che il male è arrivato al cervello, dopo la  fuga a Creta, dopo le prime sedute dalla psicologa, anche papà abbia realizzato  la precarietà  della situazione (finora faceva un po’ lo struzzo). E anche lui  sta elaborando – come spesso in sentieri vicini ai miei.

Nel libro di Ruth Picardie, il marito ne racconta che gli  sembrava lei volesse prendere un po’ le distanze da lui, da un pezzetto di  mondo.
Ed in effetti alle volte mi sembra mi succeda: vorrei quasi  starmene un po’ più per conto mio.
Di sicuro riempio più di bacini e coccole, nonché di  preoccupazioni per il futuro, te di lui (papà).
È grande, può capire, se la caverà. Mi lasci a costruirmi  la mia saggezza.

Sto pensando un pochino anche a cose pratiche, finanziarie:  e anche papà (che come sempre mi è ottimo consigliere) per la prima volta ha  aperto un conto non cointestato.
È come arrabbiato, rattristato che i nostri parenti ed  amici non sempre conoscano bene la situazione. Ebbene? Cambierebbe?

Tornando al mese, sei mesi, un anno…. Da un lato preferirei  tornare tutti come se il tempo datoci fosse assolutamente infinito.
È vero però che si è instaurato questo processo che,  anziché speranze per il futuro, io sto costruendo memorie.
La clessidra scorre.

Con te, è diverso.
Sei tanto curiosa e chiacchierina, che mi piace ed importa  molto raccontarti le cose. Ti rimarranno comunque, nel tuo bagaglio “Chiara”  (non necessariamente “mamma”, ma a quel punto non fa differenza): perché le  punture di zanzara prudano; la differenza tra “affetto” ed “amore”; la leggenda  di Dedalo ed Icaro (solo per rimanere a temi che più ti colpiscono negli  ultimissimi giorni).

Oggi arriva Nonna Ida, per qualche giorno. Ti ho detto che  ti leggerà le storie (trovo che sia bravissima).
Mi hai risposto che assolutamente no, io ho la voce più  bella per leggere le storie. WOW!
Effettivamente, l’altra estate ad Antagnod si formava il  gruppetto dei bimbi, in gita, marcianti intorno a me (te per mano, al primo  posto) perché arricchivo le storie per avvicinarci di più alla meta… piccolo  successo di mamma come mi piacerebbe essere (la “mamma della torta”…).
Dovrò prestare più attenzione a rime e particolari nelle  prossime storie che ti leggo, in modo da farmi un po’ di bagaglio per quest’estate.
Perché quest’estate appunto non sia solo di distacco, ma di  vita piena ed entusiasta.
Non dico di farvi dimenticare che la mamma è ammalata, ma..  di non viverla io come “si è realizzato l’ultimo possibile”.
E chi me lo dice, poi?!

Oggi, certo, mi è più facile scrivere così. Sono in piedi,  dopo giorni. Grazie a cortisone, morfina, terapia ormonale ed antibiotico sto…  meglio; e ieri ho pure fatto un mezzo trasloco, in cantina.
Certo con tutto  ciò un po’ di caldo e di alcool fanno subito effetto; ma chi me lo toglie il  Bailey’s ghiacciato col papà?!

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