– Chiara, stavo parlando con papà del “tempo”.

La vita comunque è breve.
Che finisca a 90, 75 o 40, non ti permetterà di fare tutto quello che vorrai (anche solo perché avrai il tempo di desiderare nuove cose).
E allora, come dice la poesia all’inizio del diario, “la vita è breve: assaporala”.

Mi rendo conto di avere sprecato dei momenti potenzialmente belli con te ed il papà, perché mi sembravano “sprecati”, mi sembrava di poter fare di altro, di più, di meglio. E invece, adesso mi sono tesoro anche i momenti piccoli, che ai tempi sembravano sciocchi e insignificanti, anche se belli: il tramonto a Pieve, il giro dell’isolato lento lento con te in carrozzina, un pigro aperitivo con papà.

Quando ti troverai in un momento di apparente “nulla”, non smaniare per riempirlo: goditelo così com’è, ascoltando te stessa e quanto ti circonda.
Mi ricordo serate a giocare a backgammon col pasticciere di un paesino greco; o pomeriggi a farmi raggrinzire la pelle, imbevuta di birra, sotto il sole in barca a vela.
Non importano molto le cose più… “importanti”.
Ho avuto dei momenti di ansia, di rabbia, di nervoso (e chi non li ha?) ma non li ho messi da parte quando potevo condividerli con una persona amata e farne dei bei ricordi.

Oggi che sei piccola, Chiara, quando ti arrabbi o hai paura e ti spaventi della forza dei tuoi sentimenti: a volte ti metti a piangere ed arrivi alla crisi isterica, preoccupata perché “non riesci a fermarti”.
Ecco, questa forse è la cosa più importante che posso propormi di insegnarti nel tempo che mi rimane: a non lasciarti sprofondare quando ti senti triste, nervosa, arrabbiata…. sono sentimenti importantissimi, da provare anche fino in fondo, lasciar sbollentare, urlare ai quattro venti, rielaborare più e più volte.
Ma non lasciartene vincere: gioca con loro, ricordandoti sempre che dentro di te, da qualche parte, c’è comunque del dolce e del tranquillo pronto a riemergere come un alito di brezza, e venire in tuo conforto.
Spesso sembra impossibile, tanto ti senti “nera”.
Eppure, se guardi bene dentro di te, magari l’arrabbiatura è più “di testa”, e nella pancia c’è un angolino sereno.
O hai il cuore che piange, ma il corpo è sereno.
E allora, ascolta te stessa e vai a recuperare, a dare spazio all’angolo sereno.
Ti farà sempre bene, e ti farà vivere momenti migliori con gli altri.

Nel training autogeno (provalo!) nella fase di rilassamento immagini di buttare via tutte le cose cattive, e di lasciarti andare a sentire il riflusso delle cose buone.
Non ho mai imparato bene il training autogeno, ma questo esercizio lo puoi fare facilmente, ogni volta che vuoi o ogni volta che ti senti sopraffatta da un’improvvisa difficoltà (a scuola, al lavoro…).

Mi dicono che sono coraggiosa, che non mi lascio abbattere….
Ma che pro darebbe stare a piangere e disperarmi?
Cerco di lasciare sempre fuori il male, la tristezza.
Lasciarmi sprofondare vorrebbe dire arrabbiarmi con Dio e col mondo, e piangere, quando ti guardo tanto allegra giocare con secchiello e paletta.
E tu ti rattristeresti, papà anche…. e la vita per me non sarebbe comunque migliore.
Se invece cerco di sorriderti, con gli occhi o il cuore, apprezzo in tutte le sue splendide sfaccettature un momento magico – unico.
Perché tutti i momenti sono unici, anche quando la vita ti sembra infinita.
Non perdertene neanche uno!

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